Mi scuso se ho così inopinatamente scomodato il Grande Bardo Shakespeare stravolgendogli una delle frasi più universalmente note , ma avevo bisogno di presentazione autorevole per proseguire nel mio discorso sulla formazione già avviato nello scorso post.

Dicevamo la settimana scorsa, e questo ha creato un gran vespaio di polemiche proseguite su LinkedIn e sulle mie mail, che raramente i partecipanti ai corsi applicano quanto appreso in aula; cioè, non lo contestano in fase di apprendimento, che sarebbe un processo condivisibile e comprensibile, anzi lo condividono e lo sposano appieno: solo che poi continuano a fare come sempre, e il percorso formativo perde efficacia, e il vostro lavoro perde efficacia.

Allora mi chiedevo la scorsa settimana PERCHE’?

Siete intervenuti in molti, tutti con spunti correttissimi: perchè ricordiamo meno di quanto facciamo, perchè applichiamo meno di quanto ricordiamo, perchè siamo pigri, perchè la teoria va contestualizzata alla pratica, perchè il venditore tende ad adattarsi al cliente anche se è in possesso di tecniche per aggirarlo. Tutto giusto, per l’amor del cielo, tutto condivisibile (anche lo spunto di Carlo da Roma che mi dice che i partecipanti ai corsi non applicano quanto imparato in modo da poter tornare poco dopo a fare nuovi corsi, altrimenti dopo un anno io resterei senza lavoro. Grazie Carlo, io ed il mio direttore di banca apprezziamo questa tua visione!!!)

Ho girato allora la stessa domanda (“perchè i partecipanti ai corsi pagano, partecipano, studiano, condividono ed alla fine applicano poco?) a colleghi docenti, ai colleghi che condividono con me il percorso di questa avventura che abbiamo chiamato MBKM, e la risposta più intrigante mi è arrivata da Luca di Rubba, Agente Assicurativo, docente tecnico IVASS e profondo conoscitore delle dinamiche di apprendimento del personale commerciale.

“Una celebre frase di Charles F. Kettering, ingegnere e inventore americano, dice Le persone sono assolutamente aperte nei confronti delle novità, la cosa importante è che le cose nuove siano assolutamente identiche a quelle vecchie”.

Questo paradosso, ci aiuta ad enunciare le due principali regole che stanno alla base della formazione e (perchè no) alla base di tutta la nostra vita:

• il cambiamento è inevitabile;

• tutti cercano di resistere al cambiamento.

Non esiste niente di più importante ed inevitabile del cambiamento: è qualcosa di naturale che riguarda tutta l’esistenza dell’uomo e dell’universo intero. Tutto intorno a noi è in uno stato costante di cambiamento e niente potrà mai trattenere questa forza.

Il cambiamento è un principio fondamentale della creazione, è l’evidenza che siamo vivi e prova che siamo esseri finiti. Tutto ha il suo tempo e non c’è niente su questa terra che duri per sempre. Basti pensare al ciclo giorno e notte o alle stagioni che si susseguono mutando la percezione dello spazio in cui viviamo.

Una delle difficoltà più grandi della formazione (estendo ancora una volta: della vita) è che solo una piccola percentuale delle persone risponde al cambiamento in modo attivo. Alcune persone hanno il terrore di cambiare, altre rifiutano di accettarlo ed altre ancora si lasciano sorprendere da esso e, a causa della loro resistenza, ne rimangono vittime.

Quando nelle aziende, nelle reti di vendita o semplicemente nei discorsi dei miei partecipanti ai corsi sento la frase: “abbiamo sempre fatto così” mi viene subito in mente Grace Murray Hopper, pioniera statunitense della programmazione informatica. Lei definiva questa affermazione come “La frase più pericolosa in assoluto”. Sai perché? Perché è l’ostacolo più grande al progresso e all’innovazione. Questa resistenza al cambiamento porta inevitabilmente al regresso, alla frustrazione, alla depressione e a non sfruttare il proprio potenziale.

È una questione di atteggiamento, di predisposizione mentale ad accettare cose che escono dal nostro solito modo di pensare ed agire.

Se vogliamo ottenere nuovi risultati, dobbiamo necessariamente cambiare le attitudini ed intraprendere azioni nuove. Guardare il cambiamento da una nuova prospettiva ci fa rendere conto che la propensione al cambiamento apre un oceano di opportunità, che porteranno la nostra crescita personale, professionale, economica e sociale ad un livello più alto di quello in cui stiamo vivendo oggi.

Non limitiamoci a vivere nella nostra condizione attuale, non riteniamoci mai soddisfatti di quello che abbiamo imparato o raggiunto, perché altrimenti non potremo mai scoprire a dove possiamo veramente arrivare. Vinciamo la paura dell’innovazione, usciamo dalla nostra area di comfort, cerchiamo di essere coraggiosi e preparati. Questo costerà sforzo, sacrificio, ma è l’unico modo per ottenere risultati eccellenti e soddisfacenti.

Ai nostri discenti, alla fine dei corsi, ricordo quanto sia importante applicare immediatamente quanto appreso e condiviso in aula, e lascio loro questa semplice ma evocativa frase di Jack Welch:

“Cambia prima di essere costretto a farlo”
Ringrazio Luca per il contributo e ributto la palla nel vostro campo, aspetto le vostre risposte. Come reagite alle sollecitazioni del cambiamento?

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